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Il distintivo a scudo rappresentato da una croce rossa in
campo bianco con quattro teste di moro bendate ai lati simboleggia
l'antica bandiera di combattimento del popolo sardo.
Questo stemma è arricchito al centro con la granata d'oro della Specialità Granatieri.
Il tutto costituisce l'emblema della Brigata "Granatieri di Sardegna".
Tale emblema viene portato sulle uniformi ed in particolare è cucito in alto sulla manica di sinistra della giubba.
Le origini dello stemma si ricollegano alle vicende storiche del popolo sardo.
Le quattro teste sono lì a ricordare le quattro vittorie riportate sugli arabi invasori
dell'isola, rispettivamente nelle località di Sanluri (anno 728),
Sulcis (anno 809), Torres (anno 813) e Campo Bianco (anno 849).
I sardi ricacciarono in mare i saraceni che
provenivano dall'Africa e dalla Spagna. Celebrarono la vittoria
con il taglio delle teste degli Emiri (i quattro Re Mori) che comandavano
le truppe d'invasione. Le teste venivano poi portate per le vie delle città collocate su lunghi bastoni come trofei di guerra.
Perché le quattro teste dei Re Mori sono bendate? Non vi è in
proposito una risposta certa; la spiegazione più attendibile è
quella che vuole le bende realmente applicate dai sardi sulle
teste dei quattro Capi Arabi immediatamente prima di procedere
alla decapitazione.
La bandiera sarda con i quattro Mori sventolò
da quella lontana epoca sulle città, sulle fortezze e sulle navi
di Sardegna fino al 1848 quando lo storico vessillo, per volere
del popolo, venne sostituito dal nascente tricolore italico.
L'imposizione della "granata d'oro" al centro dello scudetto è
stata disposta nel 1949 dal Ministero della Difesa quando fu
stabilito di adottare per la ricostituita Divisione "Granatieri
di Sardegna" quell'antico simbolo a sua distinzione.
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